IL ROMANZO
Marco Baleno, edito da Jacopo lupi editore è un libro sfavillante, che mescola il grottesco romantico all’ironia visionaria di certe tendenze di oggi, gruppi di sconosciuti si trovano a seguire un’essenza luminosa originando un vero e proprio pellegrinaggio. In questo viaggio “spirituale” verranno a galla diverse avventure passate e presenti di questi eroi del quotidiano che si troveranno loro malgrado coinvolti in un giallo. Ed è proprio la tensione narrativa di un’investigazione a dir poco originale e fuori dai canoni, il collante che terrà inchiodato il lettore alle pagine. L’indagine del Commissario Fidelis (già figlio di Oreste Fidelis, autore dell’omonima canzone), si concentrerà infatti su un dito, arto del quale dovrà scoprirne la provenienza. I pellegrini arriveranno alla luce? Il dito ritroverà la propria mano? Qualcuno rimarrà davvero illuminato?
Una fiaba moderna che mescola il grottesco romantico all’ironia visionaria di certe tendenze di oggi, spolverando il tutto con un tocco di giallo.

L’AUTORE
Diego bernasconi nasce il 23 giugno 1971 a Mendrisio da una famiglia di commedianti. Trascorre gran parte dell’infanzia tra copioni, palcoscenici, camerini e sipari, poi, negli anni Novanta inizia a contribuire attivamente a questo mondo. Dopo aver scritto e messo in scena diverse commedie teatrali, passa al grande schermo seguendo la sceneggiatura di tre lungometraggi. Giunge poi nel mondo letterario con un romanzo breve “Lutto alle pompe funebri”, il quale gli dà accesso al premio Stresa 2014. Segue “Lauto Grill”, col sostegno di Pro Helvetia, un giallo industriale che riesce a portare il sorriso anche ai più restii. Con le sue commedie e i suoi scritti vuole donare un po’ di colore e di luce a questo mondo.


L’INTERVISTA
Quali sono le fonti di ispirazione di cui si serve quando scrive? Parte da esperienze reali, autobiografiche o dalla sua immaginazione? In altre parole, quali sono per lei le influenze reciproche fra letteratura e vita?
Sono sempre stato affascinato dalle persone, dalle storie delle persone, dalle loro vite. Vista la gran quantità di persone nel mondo, non c’è che da scegliere le più particolari. Non devono per forza essere storie o persone interessanti, basta che siano vere, reali. Poi ci penso io a renderle surreali. Fatto ciò, questi personaggi vivranno emozioni che ho vissuto in prima persona. Un intreccio di vite, la mia con le loro.
Cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittore? Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’ha coltivata?
Nasco da una famiglia di commedianti e cresco a pane e teatro. Inizio a scrivere copioni per delle commedie, ma da subito sono infastidito dalle limitazioni che devo impormi per questo tipo di scrittura (attori e personaggi imposti dalla compagnia, luoghi e spazi limitati, tempi narrativi, ecc…). Ho l’occasione di scrivere tre sceneggiature per relativi tre lungometraggi, un pelino più libero ma con nuove limitazioni legate ai budget, quindi di riflesso luoghi, numero di attori e comparse, scenografie erano punti fermi. La mia fantasia fremeva, la mia mente doveva volare libera e, unico luogo dove tutto può accadere senza alcuna limitazione è in un libro. Inizio a scrivere il primo romanzo breve accompagnato da un’amica letterata, passo a un giallo industriale seguito da un professore di scrittura creativa fino ad arrivare a “Marco Baleno”, un testo di cui vado particolarmente orgoglioso.
Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Inizialmente scrivevo a mano, quindi qualsiasi luogo poteva andar bene, ma poi dovevo riscrivere e io sono un po’ pigro. Gli ultimi due lavori li ho scritti direttamente al computer sempre con un sottofondo musicale adeguato e, a volte, anche nel silenzio più assoluto. Che non può mancare, quando scrivo la sera, è la mia bottiglia di nocino (liquore dolce a base di grappa e noci), che ogni tanto mi aiuta a dare una scossetta alla mente, risvegliando così l’assopita fantasia. Si calcoli un consumo di circa un mezzo litro a capitolo.
Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo?
Ho un canovaccio già diviso in capitoli, il finale di solito non c’è. Poi, durante la scrittura, possono capitare cambi di rotta e modifiche della storia. Magari mi rendo conto che la tensione narrativa scricchioli o che un personaggio non ha più nulla da dire. Oppure mi capita qualcosa nella vita reale che voglio raccontare, a quel punto rimodello la mia creatura sistemando ciò che va sistemato. Il libro è anche questo: una libertà assoluta!
Ci parli un po’ del suo libro. Perché un lettore dovrebbe leggerlo?
Uno dei miei piaceri della vita è quello di riuscire a far sorridere le persone, quindi portare felicità. Con questo libro penso di esserci riuscito caratterizzando bene i personaggi, così che ognuno dei lettori possa riconoscere in essi qualcuno che loro conoscono. Poi c’è l’ironia, oramai nel mio DNA, una cara compagna di viaggi che riesce ad aprire le menti, infilarci un sorriso, lasciando poi che si richiudano lentamente ma non più completamente.

Qual è il messaggio che vuole lanciare e perché?
Una morale vera non c’è, anche perché durante la stesura del testo mi sono convinto esattamente del contrario. L’intenzione iniziale era quella di prendere in giro coloro che seguono la massa senza utilizzare il proprio cervello, nel caso del mio libro seguono la luce. Alla fine, trovata la luce, i miei personaggi si sono spenti. Allora ho dovuto fermarmi anch’io. Due bicchierini di nocino dopo ho capito che non è la luce che gli dava la felicità, ma bensì la ricerca di essa! E che in fondo non seguivano questo percorso come pecoroni, ognuno di loro aveva la propria storia, la propria motivazione. Questo libro mi ha parlato, suggerendomi cosa scrivere. Penso si possa definire un autolibro.
Cosa ha amato di più durante la stesura?
È stato molto divertente scrivere, far parlare personaggi, che il giorno seguente vedevo in giro per le strade. Incontrando queste persone, che hanno ispirato i miei personaggi, mi è anche capitato di farle parlare come loro; con dei lunghi giri di parole, sono riuscito a far dire loro delle battute che avevo messo in bocca ai personaggi del libro. (queste persone non sanno del mio utilizzo delle loro caratteristiche nel libro)
Ci parli dei personaggi, come sono nati e dove ha trovato ispirazione. Quale dei personaggi assomiglia più a lei?
Di fatto è un libro corale con molti personaggi. Il personaggio che tiene assieme tutti loro e la narrazione stessa, è il commissario Giacomo Fidelis (già figlio di Oreste Fidelis, compositore dell’omonima canzone natalizia). Lui potrebbe anche somigliarmi, soprattutto per quanto riguarda i suoi gusti gastronomici e musicali, ma anche per come vede il mondo e come percepisce le cose da esso. Sì, diciamo che potrei essere io.
Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella sua vita? C’è uno scrittore che considera il suo mentore?
A me piace molto leggere, soprattutto rimango affascinato dai molteplici stili di scrittura. Dal modo di raccontare le cose. Dalla miriade di belle parole che si possono utilizzare, dai suoni delle parole stesse. Un libro in particolare non c’è, se vogliamo fare qualche nome direi: Arto Paasilinna, Stefano Benni, Friedrich Dürrenmatt e William Shakespeare (ma anche i suoi traduttori che trovano delle bellissime parole)
Qual è il suo prossimo passo nel mondo letterario?
Ho tanta voglia di scrivere, e due idee lì in alto a destra che mi guardano ammiccando. Questo ammiccamento mi fa sorridere. Il mio sorridere crea allegria e ilarità alle idee. Questa gioiosità mi fa scoppiare in una grassa ed esplosiva risata, la quale fa scompisciare anche le idee. Tutta questa felicità va assolutamente inserita in un libro, dove tutti ne possano beneficiare!
