INTERVISTA ALL’AUTORE: “Fragili Frantumi” di Giovanni D’Alessandro

  1. Qual è stato il momento ispiratore che ha dato il via alla creazione di “Fragili Frantumi”?

L’idea matura nella primavera del 2023, emergendo dalla consueta moltitudine di pensieri mattutini. Da qualche mese, a seguito di un particolare momento, avevo cominciato ad affidare alcune esternazioni estemporanee ad uno dei social a cui avevo deciso di iscrivermi, rivestendole timidamente d’un velo poetico. A differenza di altre creazioni precedenti, scarabocchiate su carta o archiviate nel pc, queste ultime prendevano forma direttamente attraverso le parole modellate e condivise sull’improvvisato profilo. Ad alcune mi affezionavo particolarmente e tornavo a cercarle, scorrendo a ritroso i post. Mi accorgevo che erano parti di me rappresentative di una fase di passaggio esistenziale, istanti di vissuto affidati ad una pagina web in corrispondenza di un sentire desideroso di non restare più confinato in me stesso, ma di diventare in qualche modo visibile anche fuori dalla mia riservata intimità. Affinché ciò potesse davvero accadere, era però necessario iniziare a rimettere insieme i pezzi, quelli nuovi e quelli più vecchi.

  1. Nel suo libro, lei parla della capacità della poesia di cristallizzare le emozioni. C’è stato un evento o una serie di eventi nella sua vita che hanno particolarmente ispirato questa visione?

Rileggere i miei versi è come riguardare delle foto, ma con molta più profondità. Non soltanto, quindi, notare i particolari, ma sentirli, ricordarne l’origine, l’atmosfera, l’entità. L’evento è lo scenario, i versi sono i riflessi delle immagini evocate dall’evento. Un incontro, un viaggio, un cambiamento, una notte insonne, perfino la consapevolezza di un’abitudine possono rappresentare un evento, da cui si generano le emozioni immortalate dalla poesia. Dovendo sceglierne uno in particolare, sicuramente la visita al monastero di Saint Paul de Mausole, a Saint Remy de Provence, l’ospedale psichiatrico in cui Vincent Van Gogh visse da maggio del 1889 a giugno del 1890.

  1. Come ha scelto i temi per i suoi componimenti in “Fragili Frantumi”? C’è un filo conduttore che lega tutte le poesie?

Probabilmente, prima dei temi trattati, che vanno dall’introspettivo, all’evocativo e all’amoroso, il vero filo conduttore della silloge è costituito dalla presenza di un “luogo-momento”, non individuato da coordinate geografiche o confini fisici, né dal calendario o dalle lancette di un orologio, ma identificabile sempre come un contesto emozionale di cui le liriche, offrendone piccoli spaccati, esprimono l’atmosfera. In tal senso, le immagini che aprono i capitoli della raccolta, fornendo il titolo a ciascuno di essi, rappresentano un particolare elemento di quello scenario, senza però ricomprenderlo mai totalmente.

  1. Lei ha paragonato le parole ai tratti e ai colori di un dipinto. Come fa a scegliere le parole giuste per dipingere le immagini desiderate?

A mio modo di vedere, la scelta delle parole può essere determinante nel conferire al singolo verso o all’intera poesia la gradazione ricercata. Parole che hanno medesimo significato, hanno spesso tonalità del tutto differenti, rendendo tutt’altro che scontato l’utilizzo dei sinonimi. Spesso il gioco di sostituzione dei termini interviene soltanto dopo letture successive, per accendere, marcare, sfumare il concetto che si vuole esprimere, sicuramente condizionato dall’impronta ritmica del componimento e dal risultato d’insieme che si prova ad ottenere.

  1. Qual è il suo processo creativo quando compone una poesia? Inizia con un’idea, un’immagine o una sensazione?

In tutto c’è poesia. Basterebbe fermarsi, respirare, osservare. L’ispirazione è un richiamo, è desiderio di imbracciare tale e pennello e, come tale, mi può arrivare tanto da una percezione sensoriale estemporanea, quanto da un impetuoso moto dell’anima, ma anche dall’occasione di cimentarmi in una tematica predefinita. Qualunque sia la fonte, con la poesia riesco a superare i limiti dell’insicurezza e della timidezza, i miei versi hanno spesso il coraggio delle parole che la voce non trova.

  1. “Fragili Frantumi” suggerisce una certa vulnerabilità. Può discutere di come la vulnerabilità si trasforma in forza attraverso la sua poesia?

Più che di vulnerabilità, parlerei di permeabilità, intesa come suscettibilità a lasciarsi attraversare. Una predisposizione a recepire le emanazioni provenienti da tutto ciò che si ha la capacità di osservare, dalle cose più semplici e fugaci, a quelle più coinvolgenti ed importanti. L’impatto può essere deflagrante, ma ciascun frammento potrà contribuire ad esaltarne e comprenderne le sfaccettature emotive.

  1. Ci sono poeti o scrittori che hanno influenzato il suo stile o il suo approccio alla poesia in “Fragili Frantumi”?

Agli albori dei miei approcci poetici, trovavo affinità con i temi ed i toni ricorrenti nel Dolce Stil Novo, sui quali ha poi prevalso una maggiore personalizzazione stilistica, seppur inizialmente ispirata soprattutto da sensazioni crepuscolari. Gli autori che maggiormente hanno fatto breccia nel mio sentire nel corso degli anni sono stati Gabriel Garcia Marquez, Edgar Allan Poe, Andrea De Carlo, per la prosa; per la poesia, Giacomo Leopardi, Pablo Neruda, Alda Merini, Dino Campana, Wislawa Szymborska, Franco Arminio. Di alcuni componimenti di “Fragili frantumi” qualcuno ha azzardato l’accostamento a Montale e a D’Annunzio. Ma direi che si possa tranquillamente rimanere umili.

  1. Qual è stato il componimento più difficile da scrivere in questa raccolta e perché?

Credo che non ce ne sia uno soltanto, ma tutti quelli in cui mi sono ritrovato nudo, nudo ma solo. In molte poesie della raccolta, è possibile cogliere una confessione emotiva, indotta dall’occasione reale o immaginaria, attraverso la quale l’anima si spoglia di resistenze e pudori. In esse, tuttavia, esiste quasi sempre un interlocutore. In altre, ciò non accade e quella stessa anima si ritrova a passare in rassegna se stessa, esponendosi al giudizio senza difese ed in completa solitudine.

  1. Come spera che i lettori reagiscano ai suoi “Fragili Frantumi”? C’è una particolare sensazione o comprensione che spera di evocare?

Come ciascuno dei frammenti di uno specchio è in grado di riflettere ugualmente l’immagine di chi li guarda, così mi piacerebbe che in qualcuno dei miei “frantumi” il lettore potesse scorgere il riflesso di una parte di sé, sentire riemergere un brivido, ritrovare l’eco di un’emozione; o anche più semplicemente riuscisse ad immaginare un po’ dell’essenza emotiva che aleggia nel bagliore di quel frammento di vita.

  1. Alla luce della sua affermazione sull’immediatezza della poesia, come si assicura che i suoi versi mantengano la loro forza e impatto nel tempo?

La poesia è una manifestazione immediata del desiderio di esprimere e raggiungere, come potrebbe esserlo il più semplice dei gesti: un bacio, un abbraccio, una carezza. Nel gesto è condensato l’intento di chi lo fa, ma anche la percezione di chi lo riceve. L’impatto è immediato ed indelebile, nella scia della sensazione iniziale può svilupparsi poi un turbine emotivo, fatto di immaginazione, interrogativi, ragionamenti, desideri, conclusioni. In questa eco, la poesia può continuare a farsi sentire, a raccontare, ad indurre a tornarci dentro, manifestando la stessa anima o prestandosi ad ancor più nitide interpretazioni.

L’ AUTORE

Giovanni D’Alessandro all’anagrafe, ma da sempre, quasi per tutti, Vanni, nasco a Benevento, il 26 dicembre del 1975, sotto il segno del Capricorno, di cui esprimo molte connotazioni tipiche, addolcite da una nota di romanticismo. Il liceo e gli studi classici hanno inciso non poco nella formazione giovanile, rivendicando ampiamente la genesi del successivo orientamento alla scrittura. Alla fine del 1994, mi trasferisco a Napoli, dove, all’indomani di qualche esperienza lavorativa in ambito bancario e finanziario, conseguo con votazione massima la laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi Federico II. Dopo esser stato un esperto in e-commerce ed un impiegato della Camera di Commercio, scelgo di abbracciare il destino del funzionario amministrativo-tributario, che mi conduce, tra l’altro, a trasferirmi in Romagna, dove, oltre ad occuparmi di fisco, scrivo cose e gioco a tennis, innamorato d’ogni forma d’arte e di cioccolato.

In ambito letterario, non vanto esperienze di pubblicazioni, salvo la presenza di qualche componimento in un paio di antologie (Pagine d’oro della Poesia italiana, ed. 2019; Cento Verba, ed. 2020). Posso annoverare, invece, la partecipazione con successo ad alcuni concorsi nazionali, tra i quali:

  • Concorso nazionale “Il racconto in 10 righe”, ed. 2016, primo classificato;
  • Concorso nazionale “Il racconto in 10 righe”, ed. 2015, secondo classificato;
  • Concorso nazionale “Poesia al bar”, ed. 2018, primo classificato;
  • Concorso nazionale “Poesia al bar”, ed. 2021, secondo classificato;
  • Concorso nazionale “Santa Maria della Strada”, ed. 2023, primo classificato.

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